giovedì 9 dicembre 2010
ti amo, priscilla
perché posavi sempre il tuo sguardo apatico su di me, empatico pieno di spensieratezza atrofizzata che si accascia su sé stessa.e adesso tradiscimi colpiscimi tradiscimi ho voglia di contemplare le tue viscere aperte per vedere se ti amo davvero per vedere se avevi ragione per sapere se è possibile trovare qualcosa a cui potersi disperatamente aggrappare.ho visto i tuoi angoli oscuri
lunedì 17 maggio 2010
visto da fuori
l'assistere ottuso
malato:
la costipazione del mio
esistere in un
multiforme darsi dell'esperienza
malato:
la costipazione del mio
esistere in un
multiforme darsi dell'esperienza
mercoledì 21 aprile 2010
nota breve
io lo so che è stupido e la mia razionalità ha fatto sempre da filtro per queste cose.lo so che non ho mai creduto nei significati reconditi e nei recessi del subconscio.so anche che la caramelli mi diceva sempre che quella di freud non è nient'altro che una teoria di stampo filosofico che oggi ha perso qualsiasi valore o connotato scientifico.ma non posso fare altro che chiedermi incessantemente,che interrogarmi, che torturarmi.ho bisogno di sapere, ma forse non ne ho voglia.e il limine diventa sempre meno marcato, un confine sfumato che forse ho già varcato.dove finisce la coscienza?
venerdì 16 aprile 2010
down the street by the schoolyard
io adoro solleticare la mia coscienza per cercare di scoprire cosa c'è dentro.versatile, eclettica, pronta sempre a giustificare moralmente qualsiasi azione assecondi i miei istinti: mi diverte tantissimo.eppure non riesco a prescindere da quel principio di moralità un pò kantiano che mi costringe a fare la cosa giusta, nonostante abbia pronta tutta una serie di permessi e concessioni forniti proprio da quella stessa coscienza che li rifiuta recisamente.maledetti residui cattolici.
lunedì 22 marzo 2010
zanzare
stavano attente.intente alla ricerca di niente.forse dell'attimo, ma non ne sono coscienti.vivono sterilmente.molli, nella loro rigidità.vanno alla ricerca perenne di quella fonte che costituirà, ammaliatrice fomite di tentazione, una morte dolorosamente stupida e insensata.non posso fare a meno di chiuderle fuori.non volevo vedere come sarebbero andate incontro alla loro fine, non potevo.sarebbe stato troppo.non avrei potuto capirlo, sarebbe stato un silenzio fragoroso, vuoto.e mi avrebbe lasciato solo con quella sensazione dolciastra e bianca, malata.non volevo, non potevo.non proprio oggi.
sabato 20 marzo 2010
perchè
"Improvvisamente si accese la scrivania. Ciò che avevo davanti e osservavo con distratta riluttanza, prese a manifestarsi con prepotenza, scoppiandomi in faccia il colore accecante del legno in tutta la sua piattezza; un bagliore insensato, che rigettò i miei pensieri in una prospettiva concreta, impedendomi di rintanarmi in quella realtà che doveva, paradossalmente, essere lontanissima dall'oggetto dello stesso mio pensare...un rigurgito pieno: si è messo a urlare il fon. Non ne potevo più. Adesso ero in balìa dell'ansia, la cui eco era presente viva nel mio mal di testa. Non riuscivo a sopportare niente: il passo banalmente deciso di mio fratello, il rumore della ventola del bagno, l'onda sommersa dei libri davanti a me. E tutto era uno spaccato in cui dovevo tuffarmi, che dovevo tenere in mano, per evitare di pensare, di pensarci.....altrimenti, sarebbe stata la fine."
incomprensioni
qualcuno mi dica perchè il mondo sia impossibilitato a capire.certe volte mi vedo addosso il risolino maligno del mio esistenzialista preferito che ha tutta l'aria di dire "te l'avevo detto!"
domenica 14 marzo 2010
l'orizzonte degli eventi
come se spazio e tempo fossero solo diramazioni della nostra mente:categorizzare sarebbe connaturato alla nostra indole.poi rompiamo gli schemi.rompiamo le teste.rompiamo i cuori.rompiamo i rumori.rompiamo i sogni.rompiamo i pensieri.e il cielo scoppia.
adesso vorrei solamente concedere un pò di spazio alle onde del mare, regalare un momento alla percezione.sentimento e forma.lasciarmi carpire dall'inquadratura estetica.realizzare una fusione panteistica che mi immerga in un quadro d'autore.realizzare una connessione con la struttura del reale, diventarne un elemento in relazione.e sciogliere un pensiero.dare vita a una nuova corrispondenza, la forma logica del pensiero, immagine logica, che abbraccia un oscuro rapporto con la realtà dei fenomeni.
adesso vorrei solamente concedere un pò di spazio alle onde del mare, regalare un momento alla percezione.sentimento e forma.lasciarmi carpire dall'inquadratura estetica.realizzare una fusione panteistica che mi immerga in un quadro d'autore.realizzare una connessione con la struttura del reale, diventarne un elemento in relazione.e sciogliere un pensiero.dare vita a una nuova corrispondenza, la forma logica del pensiero, immagine logica, che abbraccia un oscuro rapporto con la realtà dei fenomeni.
lunedì 22 febbraio 2010
lunedì 15 febbraio 2010
chi semina vento raccoglie tempesta
un'immagine autunnale un quadro una raffigurazione uno spaccato che fissa il momento della ciclicità della vita
vedere le braccia nodose attraversate dalle perturbazioni di novembre lacerava l'anima era il sapore antico della vita campestre era la visione apocalittica dell'eterno ritorno era la fine che non è la fine era l'essenza dischiusa offerta per un attimo alla contemplazione estetica ma si dissolve senza troppo clamore ritornando a sciogliersi nella più ampia prospettiva del quadro d'autunno il cielo di piombo sopra i nostri pensieri i campi grigi come una madre ormai sterile la casa diroccata estrema propaggine della superbia umana le colline addossate sui pascoli che promettono un inverno rigido
sento bussare la morte
vedere le braccia nodose attraversate dalle perturbazioni di novembre lacerava l'anima era il sapore antico della vita campestre era la visione apocalittica dell'eterno ritorno era la fine che non è la fine era l'essenza dischiusa offerta per un attimo alla contemplazione estetica ma si dissolve senza troppo clamore ritornando a sciogliersi nella più ampia prospettiva del quadro d'autunno il cielo di piombo sopra i nostri pensieri i campi grigi come una madre ormai sterile la casa diroccata estrema propaggine della superbia umana le colline addossate sui pascoli che promettono un inverno rigido
sento bussare la morte
giovedì 4 febbraio 2010
stemma
ma cos'è poi, questa stoffa?un panno logoro, sangue e polvere, che cela la luce del sole e ostenta la nostra umanità: sangue e polvere.sbandiera gloria ammazzando le persone e distruggendo i ceti medi.divaricando la polarità sociale.e me lo porto, segnato sul petto come una croce pesante.che segna la mia vita.di trionfi che consumano la gioia.lancinante marchio a fuoco.una vittoria che annuncia una sconfitta.più intima.più grande.presagio di distruzione.i campi di battaglia del vincitore seminati della morte degli sconfitti.irrorati dal loro sangue.un raccolto macabro, che non porta nutrimento.che non porta vita, che non porta niente.eppure è così che ci siamo (s)formati.ed è così che andremo avanti.vaticinanti verso il baratro dell'esistenza.
venerdì 29 gennaio 2010
non riesco a ripartire equamente i miei sogni
tra l'ansia di adagiarsi ad uno stile di vita consono ai cliché e l'atarassia
mi sforzo di sorreggere le strutture
erose dell'io i pezzi della mia vita
mentre cerco di lambire
l'estrema soglia
che dischiude
la verità
mi sforzo di sorreggere le strutture
erose dell'io i pezzi della mia vita
mentre cerco di lambire
l'estrema soglia
che dischiude
la verità
mercoledì 13 gennaio 2010
ieri sera mi hai letto bataille
e ho trovato interessante la stereotipizzazione dei modelli uomo-donna nell'ascesa parabolica della civiltà occidentale che si trova a fare i conti guardando attraverso l'oscuro occhio della realtà
niente compromessi solo il gemito ancestrale soffocato dentro la tua gola mentre crollavano i muri di secoli di idealizzazioni palazzi dicasteri monumenti edificati sul fango della vergogna di chi non osava guardare di chi non osava sapere di chi non osava conoscere.eppure la lezione del grande maestro riecheggiava dagli albori della nostra infanzia ma conoscere sé stessi era un processo omicida che avrebbe portato a ristabilire i rapporti di forza primordiali.
dove il sublime canto, l'enfasi emotiva, l'affinità elettiva e l'amore platonico?vedevo solo fili morti sporchi di uno sforzo che perpetua l'esistenza.
niente compromessi solo il gemito ancestrale soffocato dentro la tua gola mentre crollavano i muri di secoli di idealizzazioni palazzi dicasteri monumenti edificati sul fango della vergogna di chi non osava guardare di chi non osava sapere di chi non osava conoscere.eppure la lezione del grande maestro riecheggiava dagli albori della nostra infanzia ma conoscere sé stessi era un processo omicida che avrebbe portato a ristabilire i rapporti di forza primordiali.
dove il sublime canto, l'enfasi emotiva, l'affinità elettiva e l'amore platonico?vedevo solo fili morti sporchi di uno sforzo che perpetua l'esistenza.
giovedì 7 gennaio 2010
l'immaginazione non è menzogna
le geometrie dei viali disegnavano prospettive sempre uguali col passare delle stagioni.eppure si alternavano sentimenti misti: delusione, apatia, sconforto, depressione, abbattimento.
sarebbe stato pretenzioso credere che un rifugio si potesse trovare, ma l'immaginazione non è menzogna.neanche l'immaginazione serve a scappare.non si scappa.non si scappa.non si scappa.siamo ciclicamente invasi da noi stessi.
sarebbe stato pretenzioso credere che un rifugio si potesse trovare, ma l'immaginazione non è menzogna.neanche l'immaginazione serve a scappare.non si scappa.non si scappa.non si scappa.siamo ciclicamente invasi da noi stessi.
era come se guardassi da un'anticamera che gettava i miei occhi su un palcoscenico denso di mistero.volevo rompere le nebbie degli occhi per fugare ogni dubbio per stemperare questa realtà onirica per ricercare la concretezza delle idee e l'ordine dei pensieri
lieve si posava la neve
cadeva
truccando gli alberi filiformi per dare volume ai loro suoni sconnessi ed edulcorare una realtà priva di ogni contesto amorfa nella sua tendenza alla decontestualizzazione: natura morta che elude i tentativi di appropriazione di un senso e sveste lo sguardo dei ricordi felici
lieve si posava la neve
cadeva
per offrirsi nuda all'interpretazione dei passanti lasciando scoperti sguardi trasognati presagi di una tristezza infinita e ciclica invincibile e disonesta
lieve si posava la neve
e privava l'uomo di ogni certezza
lieve si posava la neve
cadeva
truccando gli alberi filiformi per dare volume ai loro suoni sconnessi ed edulcorare una realtà priva di ogni contesto amorfa nella sua tendenza alla decontestualizzazione: natura morta che elude i tentativi di appropriazione di un senso e sveste lo sguardo dei ricordi felici
lieve si posava la neve
cadeva
per offrirsi nuda all'interpretazione dei passanti lasciando scoperti sguardi trasognati presagi di una tristezza infinita e ciclica invincibile e disonesta
lieve si posava la neve
e privava l'uomo di ogni certezza
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