"Improvvisamente si accese la scrivania. Ciò che avevo davanti e osservavo con distratta riluttanza, prese a manifestarsi con prepotenza, scoppiandomi in faccia il colore accecante del legno in tutta la sua piattezza; un bagliore insensato, che rigettò i miei pensieri in una prospettiva concreta, impedendomi di rintanarmi in quella realtà che doveva, paradossalmente, essere lontanissima dall'oggetto dello stesso mio pensare...un rigurgito pieno: si è messo a urlare il fon. Non ne potevo più. Adesso ero in balìa dell'ansia, la cui eco era presente viva nel mio mal di testa. Non riuscivo a sopportare niente: il passo banalmente deciso di mio fratello, il rumore della ventola del bagno, l'onda sommersa dei libri davanti a me. E tutto era uno spaccato in cui dovevo tuffarmi, che dovevo tenere in mano, per evitare di pensare, di pensarci.....altrimenti, sarebbe stata la fine."